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About Me
ABOUT ME
Voglio essere una zitella.
Di quelle con la lacca nei capelli e la blusa diamantata.
Con le calze velate e i vestiti rimessi a nuovo,di mia madre.
Tutto il vintage,ritorna.
Come i ricordi e il passato,di chi codardamente lo vuole debellare.
Voglio collane di perle a ornarmi il collo,e pelle raggrinzita malleabile,velluto di tempo.
Bianca bianca meraviglia che dice di non essere acida.
Amara solitudine domata di donna che per consolazione è zitella per volere suo.
Perché alla libertà,quella propria,non si dà mai un prezzo.
Mentre torna a casa nella notte di gennaio con lo scirocco appiccicoso e le labbra scambiate di rosso d’uva.
Un abbraccio.un sorriso beone di chi ha scontato ed ora,vive.
Le pene che paghiamo sono solo quello di cui abbiamo avuto più paura.
Sogno il mare tutte le notti.
Mare calmo,luccichio splendido e specchio instabile.
Nel fondo pietrisco immobile,multiforme.
Ci vedo chiaro nel profondo delle cose.
Ma i piedi li tengo fuori per il terrore.
Di essere quasi come mi vorrei.
Zitella piena di solitudine.eremita costruttiva,emancipata stella,goccia d’aria.
Io qui mi sento esplodere.
E se ti dico che vorrei volare e toccare terra madre?
E avere radice in ogni dove e anche tra le mie mura glicine?
Vorrei della mia instabilità farne pregio.oro.
Oro senza costo,senza luccichio,senza guerra.
Vorrei essere zitella,senza dipendere dal denaro e dai suoi fabbricanti.
Vorrei mettermi al sole come lucertola e seccarmi tutte le ferite angoscianti che mi porto da sempre.
Sono sciamana di un tempo laborioso che perdura nel suo straziante compito.
Ma l’acqua di mare cheta.
Mi porterà lontano.
Senza bisaccia,senza rotaie.
I miei pensieri sentono profumo di cambiamento.
Mi piace soffrire.
Ne esco nuova ogni volta.
Umanamente migliorata.
E imparo ad amare,con spirito rinnovato.
Interests
Un uccello chiuso in gabbia in primavera sa perfettamente che c'è qualcosa per cui egli è adatto, sa benissimo che c'è qualcosa da fare, ma che non può fare: che cosa è? Non se lo ricorda bene, ha delle idee vaghe e dice a se stesso: "gli altri fanno il nido e i loro piccoli e allevano la covata", e batte la testa contro le sbarre della gabbia. E la gabbia rimane chiusa e lui è pazzo di dolore. "Ecco un fannullone" dice un altro uccello che passa di là, "quello è come uno che vive di rendita". Intanto il prigioniero continua a vivere e non muore, nulla traspare di quello che prova, sta bene e il raggio di sole riesce a rallegrarlo. Ma arriva il tempo della migrazione. Accessi di malinconia – ma i ragazzi che lo curano nella sua gabbia si dicono che ha tutto ciò che può desiderare – ma lui sta a guardare fuori il cielo turgido carico di tempesta, e sente in sé la rivolta contro la propria fatalità.
Vincent Van Gogh
La ronda dei carcerati, 1890
Ecco...sono costantemente impegnata ad uscire dalla gabbia :-)
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